La famiglia di Mahsa Amini, la 22enne morta mentre era sotto custodia della polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab, ha esposto denuncia.
La denuncia si ripercuote contro gli “autori del suo arresto”. A riportarlo, l’agenzia di stampa iraniana Isna, che ha inoltre intervistato Saleh Nikbakht, l’avvocato scelto dai genitori di Masha per provare ad ottenere giustizia. “Abbiamo chiesto di condurre un’indagine dettagliata sulle modalità di arresto e sul processo di trasferimento di Mahsa all’ospedale di Kasra”, ha detto il legale. “La polizia morale dovrebbe essere a nostra disposizione e dovremmo avere il diritto di accesso permanente al fascicolo”.
L’avvocato della famiglia
La polizia avrebbe infatti promesso che il caso sarà trattato con attenzione: “tutto ciò che chiediamo sarà fatto”, ha detto l’avvocato. La morte di Mahsa Amini ha suscitato grande scalpore in tutto il mondo, conducendo a manifestazioni di piazza in tutto l’Iran. Stando agli attivisti, la donna originaria del Kurdistan è stata colpita a morte in testa durante il suo arresto. La polizia, comunque, ha negato questa ipotesi, aprendo un’indagine. Fin dai primi giorni dopo la sua morte, le proteste sono state represse con violenza dalle autorità iraniane. Stando alle stime della Ong Iran Human Rights, sarebbero almeno 76 le vittime degli scontri. Oltre 3 mila le persone arrestate.